Con l’evoluzione del settore delle costruzioni costantemente vengono messi sul mercato prodotti e materiali, alcuni dei quali promettono di raggiungere le prestazioni di legge per il risparmio energetico, ma con spessori sempre minori. Nella pratica professionale costantemente affronto lavori di miglioramento energetico e in questo articolo cerco di rispondere alla domanda:
ma è vero che l’intonaco termico è efficace quanto un cappotto isolante?
Ti racconto la mia esperienza.
La soluzione più comune per il risparmio energetico è l’efficientamento. Esistono anche degli incentivi fiscali ottenibili in caso d’intervento di riqualificazione energetica di un edificio esistente . Ciò che solitamente viene fatto in questi casi è isolare termicamente l’edificio con un cappotto termico. Su questo blog abbiamo già parlato di alcuni materiali isolanti ‘alternativi’ (rispetto al polistirene molto diffuso) che hanno delle ottime prestazioni in termini di isolamento, traspirabilità, igroscopicità, durabilità, e dei quali abbiamo approfondito le caratteristiche. (isolamento termico con fibra di legno ; isolamento termico con materiali alternativi )
Oggi però ci viene spesso offerto un altro prodotto: l’intonaco o rasante termico, del quale ovviamente si sottolineano le proprietà isolanti come se fossero la soluzione definitiva per ovviare a tutti quei problemi portati dalla maggiorazione dello spessore delle murature determinato da un isolamento a cappotto, di qualunque tipo esso sia. Si sa infatti che ci sono molti accorgimenti da seguire per la corretta posa; ci sono molti punti critici da risolvere (foro finestra, attacco a terra, aggetti, ecc), che ovviamente preoccupano i progettisti attenti, che a loro volta durante la direzione dei lavori stressano gli operatori del cantiere affinché la posa sia ineccepibile.
A volte capita che le imprese stesse consiglino al cliente di non fare il cappotto isolante, ma di usare un intonaco termico che miracolosamente, in pochi millimetri si spessore, promette di raggiungere le stesse prestazioni di un cappotto di 10/15 cm.
Ma è vero? Isolare bene solo con l’intonaco si può?
I prodotti isolanti in commercio sono di vario tipo e ovviamente ognuno con differenti caratteristiche.
Per riassumere esistono
1_pittura termoisolante: in realtà è un bel mito. Nel senso che ad oggi non esistono pitture che abbiano anche proprietà di isolamento termico. Esistono pitture che riescono ad uniformare la temperatura superficiale riducendo così il rischio di condense e formazione di muffe. Ma non sono isolanti termici!
2_intonaco termico: definito tale perché composto con inerti dalle proprietà isolanti o perché realizzato con nanotecnologie
3_cappotto termico: costituito da pannelli di varia tipologia e spessore. Possono essere prodotti con materiali di sintesi, con materiali di origine minerale, vegetale o animale, o anche composti da nanotecnologie.
In ogni caso i materiali isolanti si caratterizzano per conduttività termica (λ espressa in W/mK); resistenza termica (R che si calcola come rapporto tra lo spessore e la conduttività, ed espressa in m²K/W, questa può essere relativa al singolo prodotto ma anche all’intero sistema); infine, nel caso di materiali riflettenti, per i loro ridotti valori di emissività (che per semplicità rappresenta il dato relativo al solo ‘spettro termico’, ovvero la propensione di un materiale di emettere energia a una temperatura compresa tra 0 e 60°C).
Esiste però una guida dell’ANIT (Associazione Nazionale Isolamento Termico e acustico) che mette in guardia circa i dati forniti da alcuni produttori, relativamente alle caratteristiche d’isolamento termico dei materiali che basano la loro efficacia sul comportamento all’energia radiante. Questi spesso risultano eccessivamente performanti. Ciò deriverebbe da due tipi di errori principalmente commessi alla fonte che non possiamo individuare.
Per un recente lavoro su una villetta bifamiliare della fine anni ‘60, in cui uno dei proprietari affronta la ristrutturazione mentre l’altro assolutamente no, ho verificato vari prodotti per capire l’applicabilità dell’intonaco termico al posto di un cappotto termico esterno. La soluzione appariva interessante anche perché non determinava stacchi in facciata tra la porzione isolata e quella non oggetto di intervento.
Volendo capire meglio, per basare la scelta su dei dati più oggettivi rispetto alle descrizioni riportate nei cataloghi promozionali, ho effettuato una verifica che permettesse di individuare, per ogni tipo di materiale, lo spessore più giusto per raggiungere non solo i parametri di norma, ma anche quelli migliorativi necessari per poter accedere alle detrazioni fiscali nella zona climatica D.
Nella tabella ho raccolto proprio i risultati ottenuti, lo spessore necessario per lo specifico tipo di materiale, in base ai valori di conduttività termica e resistenza termica di ogni prodotto. Il valore dell’emissività non è sempre stato disponibile.
Allora per tornare alla domanda iniziale:
è vero che un intonaco termoisolante in ridotto spessore può garantire le medesime prestazioni di un cappotto termico?
La risposta non è univoca perché dipende dal tipo di composizione e di materiale che si prende in considerazione, inoltre è fondamentale l’obiettivo da raggiungere e il caso specifico.
Volendo semplificare molto si possono individuare tre casi:
1) intervento di rinnovo della facciata, senza dover raggiungere parametri di legge o voler accedere a degli incentivi per la riqualificazione energetica – ricordo infatti che il DM requisiti minimi deroga rispetto alla verifica di raggiungimento dei parametri di trasmittanza dell’involucro, se si interviene su una superficie di intonaco inferiore al 10% della superficie disperdente. In questo caso può valere la pena utilizzare un intonaco termico che certamente è migliorativo in termini di prestazione rispetto a un intonaco semplice.
2) restauro di un immobile, magari vincolato dalla soprintendenza, in cui non è possibile prevedere un cappotto termico, interno o esterno che sia. In questo caso l’intonaco termico può essere un’ottima soluzione, visto anche che i beni immobili vincolati possono godere di deroghe rispetto all’applicazione del decreto legislativo sui requisiti minimi.
3) ristrutturazione di un edificio esistente con struttura in mattoni o pietra, come ce ne sono tanti, in cui si prevede un miglioramento energetico finalizzato a ridurre i consumi e al comfort dei proprietari, magari sfruttando anche le opportunità offerte dagli incentivi fiscali. In questo caso l’intonaco termico può essere un’ottima scelta, ma il tipo di intonaco va individuato in base alla verifica della stratigrafia complessiva dell’involucro e del raggiungimento dei parametri imposti.
Conclusione:
L’intonaco isolante termico può essere una buona scelta, ma non a priori. Un altro elemento di attenzione potrebbe essere il costo dell'intonaco termico rispetto al cappotto.
Se sei un professionista del settore devi assolutamente fare le opportune verifiche per poter consigliare i tuoi clienti, nel caso rivolgiti a colleghi più ‘ferrati’ sull’argomento.
Se sei un proprietario non fare da solo, non pensare che il consiglio dell’impresa o dell’amico che ha già ristrutturato sia sufficiente. Il tuo caso specifico sarà certamente diverso e prima di sostenere una spesa penso sia doverosa una verifica. Rivolgiti ad un tecnico qualificato, qualcuno che non vada a tentoni ma che sia veramente pratico di lavori di efficientamento.
Se questo post ti è piaciuto e pensi possa interessare altri, condividilo. Grazie.
Il tema dell'isolamento è stato trattato in questo blog anche in altri articoli:
- riguardo alla scelta tra fare il cappotto o sostituire gli infissi
- riguardo a come scegliere un isolamento a cappotto
- riguardo alle specifiche del materiale fibra di legno
- riguardo all'uso di materiali alternativi per l'isolamento termico
- riguardo alla riqualificazione con isolanti termoriflettenti
ma è vero che l’intonaco termico è efficace quanto un cappotto isolante?
Ti racconto la mia esperienza.
La soluzione più comune per il risparmio energetico è l’efficientamento. Esistono anche degli incentivi fiscali ottenibili in caso d’intervento di riqualificazione energetica di un edificio esistente . Ciò che solitamente viene fatto in questi casi è isolare termicamente l’edificio con un cappotto termico. Su questo blog abbiamo già parlato di alcuni materiali isolanti ‘alternativi’ (rispetto al polistirene molto diffuso) che hanno delle ottime prestazioni in termini di isolamento, traspirabilità, igroscopicità, durabilità, e dei quali abbiamo approfondito le caratteristiche. (isolamento termico con fibra di legno ; isolamento termico con materiali alternativi )
Oggi però ci viene spesso offerto un altro prodotto: l’intonaco o rasante termico, del quale ovviamente si sottolineano le proprietà isolanti come se fossero la soluzione definitiva per ovviare a tutti quei problemi portati dalla maggiorazione dello spessore delle murature determinato da un isolamento a cappotto, di qualunque tipo esso sia. Si sa infatti che ci sono molti accorgimenti da seguire per la corretta posa; ci sono molti punti critici da risolvere (foro finestra, attacco a terra, aggetti, ecc), che ovviamente preoccupano i progettisti attenti, che a loro volta durante la direzione dei lavori stressano gli operatori del cantiere affinché la posa sia ineccepibile.
A volte capita che le imprese stesse consiglino al cliente di non fare il cappotto isolante, ma di usare un intonaco termico che miracolosamente, in pochi millimetri si spessore, promette di raggiungere le stesse prestazioni di un cappotto di 10/15 cm.
Ma è vero? Isolare bene solo con l’intonaco si può?
I prodotti isolanti in commercio sono di vario tipo e ovviamente ognuno con differenti caratteristiche.
Per riassumere esistono
1_pittura termoisolante: in realtà è un bel mito. Nel senso che ad oggi non esistono pitture che abbiano anche proprietà di isolamento termico. Esistono pitture che riescono ad uniformare la temperatura superficiale riducendo così il rischio di condense e formazione di muffe. Ma non sono isolanti termici!
2_intonaco termico: definito tale perché composto con inerti dalle proprietà isolanti o perché realizzato con nanotecnologie
3_cappotto termico: costituito da pannelli di varia tipologia e spessore. Possono essere prodotti con materiali di sintesi, con materiali di origine minerale, vegetale o animale, o anche composti da nanotecnologie.
In ogni caso i materiali isolanti si caratterizzano per conduttività termica (λ espressa in W/mK); resistenza termica (R che si calcola come rapporto tra lo spessore e la conduttività, ed espressa in m²K/W, questa può essere relativa al singolo prodotto ma anche all’intero sistema); infine, nel caso di materiali riflettenti, per i loro ridotti valori di emissività (che per semplicità rappresenta il dato relativo al solo ‘spettro termico’, ovvero la propensione di un materiale di emettere energia a una temperatura compresa tra 0 e 60°C).
Esiste però una guida dell’ANIT (Associazione Nazionale Isolamento Termico e acustico) che mette in guardia circa i dati forniti da alcuni produttori, relativamente alle caratteristiche d’isolamento termico dei materiali che basano la loro efficacia sul comportamento all’energia radiante. Questi spesso risultano eccessivamente performanti. Ciò deriverebbe da due tipi di errori principalmente commessi alla fonte che non possiamo individuare.
Per un recente lavoro su una villetta bifamiliare della fine anni ‘60, in cui uno dei proprietari affronta la ristrutturazione mentre l’altro assolutamente no, ho verificato vari prodotti per capire l’applicabilità dell’intonaco termico al posto di un cappotto termico esterno. La soluzione appariva interessante anche perché non determinava stacchi in facciata tra la porzione isolata e quella non oggetto di intervento.
Volendo capire meglio, per basare la scelta su dei dati più oggettivi rispetto alle descrizioni riportate nei cataloghi promozionali, ho effettuato una verifica che permettesse di individuare, per ogni tipo di materiale, lo spessore più giusto per raggiungere non solo i parametri di norma, ma anche quelli migliorativi necessari per poter accedere alle detrazioni fiscali nella zona climatica D.
Nella tabella ho raccolto proprio i risultati ottenuti, lo spessore necessario per lo specifico tipo di materiale, in base ai valori di conduttività termica e resistenza termica di ogni prodotto. Il valore dell’emissività non è sempre stato disponibile.
Allora per tornare alla domanda iniziale:
è vero che un intonaco termoisolante in ridotto spessore può garantire le medesime prestazioni di un cappotto termico?
La risposta non è univoca perché dipende dal tipo di composizione e di materiale che si prende in considerazione, inoltre è fondamentale l’obiettivo da raggiungere e il caso specifico.
Volendo semplificare molto si possono individuare tre casi:
1) intervento di rinnovo della facciata, senza dover raggiungere parametri di legge o voler accedere a degli incentivi per la riqualificazione energetica – ricordo infatti che il DM requisiti minimi deroga rispetto alla verifica di raggiungimento dei parametri di trasmittanza dell’involucro, se si interviene su una superficie di intonaco inferiore al 10% della superficie disperdente. In questo caso può valere la pena utilizzare un intonaco termico che certamente è migliorativo in termini di prestazione rispetto a un intonaco semplice.
2) restauro di un immobile, magari vincolato dalla soprintendenza, in cui non è possibile prevedere un cappotto termico, interno o esterno che sia. In questo caso l’intonaco termico può essere un’ottima soluzione, visto anche che i beni immobili vincolati possono godere di deroghe rispetto all’applicazione del decreto legislativo sui requisiti minimi.
3) ristrutturazione di un edificio esistente con struttura in mattoni o pietra, come ce ne sono tanti, in cui si prevede un miglioramento energetico finalizzato a ridurre i consumi e al comfort dei proprietari, magari sfruttando anche le opportunità offerte dagli incentivi fiscali. In questo caso l’intonaco termico può essere un’ottima scelta, ma il tipo di intonaco va individuato in base alla verifica della stratigrafia complessiva dell’involucro e del raggiungimento dei parametri imposti.
Conclusione:
L’intonaco isolante termico può essere una buona scelta, ma non a priori. Un altro elemento di attenzione potrebbe essere il costo dell'intonaco termico rispetto al cappotto.
Se sei un professionista del settore devi assolutamente fare le opportune verifiche per poter consigliare i tuoi clienti, nel caso rivolgiti a colleghi più ‘ferrati’ sull’argomento.
Se sei un proprietario non fare da solo, non pensare che il consiglio dell’impresa o dell’amico che ha già ristrutturato sia sufficiente. Il tuo caso specifico sarà certamente diverso e prima di sostenere una spesa penso sia doverosa una verifica. Rivolgiti ad un tecnico qualificato, qualcuno che non vada a tentoni ma che sia veramente pratico di lavori di efficientamento.
Se questo post ti è piaciuto e pensi possa interessare altri, condividilo. Grazie.
Rodolfo Collodi architetto
Il tema dell'isolamento è stato trattato in questo blog anche in altri articoli:
- riguardo alla scelta tra fare il cappotto o sostituire gli infissi
- riguardo a come scegliere un isolamento a cappotto
- riguardo alle specifiche del materiale fibra di legno
- riguardo all'uso di materiali alternativi per l'isolamento termico
- riguardo alla riqualificazione con isolanti termoriflettenti
Rodolfo
Collodi architetto Libero professionista, socio qualificato Istituto Nazionale di BioARchitettura, presidente della sezione INBAR di Lucca dal 2015. Docente in corsi e convegni INBAR e di altri numerosi enti nazionali, sui temi della gestione delle risorse, del risparmio energetico e della certificazione energetica. Nel corso degli anni ha prestato la sua opera all'interno di tavoli di lavoro provinciali e regionali per la modifica dei regolamenti edilizi ai fini dell'incentivazione dell'edilizia sostenibile. All'interno dello Studio associato di progettazione Architettura x Sostenibilità, si occupa di sostenibilità ambientale degli interventi edilizi, risparmio energetico e certificazione energetica, nonché di qualità dei materiali dell'architettura. Svolge attività di ricerca, in collaborazione con ditte e associazioni, per la costruzione di edifici in balle di paglia e case in terra cruda. Autore della ultima revisione del Sistema nazionale di Certificazione Energetico Ambientale, comunemente definito Marchio INBAR. |
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