martedì 9 febbraio 2021

SUPERBONUS NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Stiamo fronteggiando gli effetti del cambio climatico e le normative ci chiedono di progettare nuovi edifici più efficienti e ristrutturare l’esistente affinché sia meno energivoro. Per stimolare la riqualificazione di tutto il patrimonio edilizio esistente sono concesse sostanziose detrazioni fiscali. Nell’ultimo anno è stato varato anche un ulteriore potenziamento con il Superbonus che porta la detrazione fino al 110% per alcuni interventi virtuosi.

Non entro nel merito delle storture generate dalla comunicazione propagandistica che ha fatto credere al mito della “ristrutturazione gratis della casa”.


Perché l’agevolazione fiscale del 110% mette a rischio la salute?

L’Ecobonus incentiva l’efficientamento energetico attraverso due strumenti principali “trainanti”: l’isolamento dell’involucro e la sostituzione dell’impianto termico; a cui si possono aggiungere interventi “trainati” sempre con la stessa finalità.

L’isolamento agisce sulla conducibilità termica dell’involucro permettendo di ridurre le dispersioni.
L’azione sull’impianto termico permette di sostituire il generatore e tutto il sistema di emissione con soluzioni più efficienti, che significa meno dispendiose e più ambientalmente sostenibili perché riducono le emissioni di CO2.
Questi due tipi di intervento agevolati però non prendono assolutamente in considerazione altri parametri che devono essere invece valutati affinché il miglioramento non sia solo per l’edificio, ma l’obiettivo finale sia il benessere della persona e il mantenimento della salute.

Faccio subito un esempio:

Prendiamo un edificio anni ‘70, non isolato, con caldaia non efficiente e i classici termosifoni. E’ il soggetto perfetto su cui applicare le soluzioni migliorative agevolate con l’Ecobonus potenziato. Una nuova caldaia a condensazione, il cappotto esterno e nuovi infissi portano l’edificio in una classe energetica migliore, garantendo una notevole riduzione dei consumi e delle emissioni.
Si avranno temperature, superficiali e dell’aria, più uniformi, questo significa miglior comfort?
Non proprio
, perché il comfort dipende anche da una serie di altri fattori tra cui l’umidità relativa, che a sua volta influisce sulla qualità dell’aria interna e sullo stato di benessere. Il bilanciamento ottimale è intorno al 50-60%, in caso di umidità maggiore si avrà una percezione più estrema: in estate si sentirà più caldo, al contrario in inverno si sentirà più freddo; ma in caso di umidità più bassa del 40% si avrà un effetto negativo sulla qualità dell’aria interna, che troppo secca potrà causare problemi alle vie respiratorie. Se le nostre mucose si asciugano troppo, il nostro corpo non può difendersi al meglio dagli agenti nocivi inalati, rimanendo quindi più esposto alle malattie e ai disturbi delle vie aeree.

Allora qual’è la scelta da fare? Aggiungere la ventilazione.

In base alla normativa dovremmo garantire ricambi d’aria pari a 0,3-0,5 volumi orari per mantenere condizioni ottimali indoor. Possiamo ventilare naturalmente attraverso l’apertura delle finestre, ma anche questa semplice azione avrebbe bisogno di calibratura, perché tenere la finestra aperta troppo a lungo non aiuta a diminuire la possibilità di condense e la formazione di muffe (per approfondire puoi leggere anche eliminare i problemi di muffa), oppure possiamo installare un impianto che garantisca la costante qualità dell’aria indoor.


La ventilazione è importante sia per il mantenimento della qualità dell’aria, sia perché nel bilancio termico dell’edificio è sempre più rilevante man mano che si rendono le case più efficienti. Se la ventilazione in un vecchio edificio non coibentato incide sul totale delle dispersioni solo per un 10%, in uno energeticamente migliorato arriva a pesare per un 50% delle perdite e anche fino al 70% in una casa passiva.
La ventilazione naturale quindi è doppiamente importante, eppure non è tra gli interventi incentivati dall’Eco e Superbonus, quindi se si guarderà solamente all’efficienza dell’edificio e alle lavorazioni ammesse alla detrazione fiscale non si privilegeranno scelte necessarie per il comfort interno, il benessere delle persone e il mantenimento della salute.

Insomma c’è l’alta probabilità che, riqualificando un edificio con la sola finalità di massimizzare la spesa detraibile, si passi da un patrimonio edilizio poco confortevole, perché poco efficiente, ad un patrimonio edilizio poco confortevole, perché afflitto da muffe e sostanze nocive da cui è più difficile difendersi perché poco evidenti, ma non per questo meno dannose.

E’ vero che per accedere alla detrazione Superbonus si devono rispettare anche i Criteri Ambientali Minimi, ma questo fa ancora riferimento a prestazioni energetiche e di riduzione dell’inquinamento ambientale dovuto ai rifiuti in fase di produzione e smantellamento dei vari materiali e componenti. Niente viene detto riguardo alla qualità dell’aria interna.

Sono incentivati gli infissi, ma in quanti sono consapevoli che la sostituzione delle finestre se da un lato migliora la tenuta termica del fabbricato, dall’altro acuisce i problemi legati ad un ridotto ricambio dell’aria? Spesso dare risposte troppo specifiche e circoscritte a un problema genera altri problemi. Il risparmio energetico infatti ha spesso peggiorato la qualità dell’aria indoor grazie alla maggiore facilità di proliferazione di muffe, o alla maggiore concentrazione di sostanze organiche volatili nell’aria interna.

Conclusioni

Il fatto che l’edificio consumi di meno non è garanzia di salute per le persone che ci vivono. L’Ecobonus infatti pone dei limiti prestazionali da raggiungere che non tengono minimamente in considerazione la qualità dell’aria interna agli edifici ristrutturati, questo significa che se ci si limita a raggiungere tali parametri con l’unico obiettivo di rientrare nelle categorie di detrazione, e di massimizzare la spesa detraibile, non si privilegeranno scelte per il benessere e la salute.

Un altro aspetto su cui riflettere, che caratterizza questo Superbonus, è la velocità. I tempi sono stretti, la scadenza dell’agevolazione è vicina e questo può indurre alla fretta togliendo spazio all’analisi e all’approfondimento, cosa che invece è assolutamente necessaria per poter scongiurare i rischi dell’efficientamento puro e semplice. A parità di prestazione esistono vari materiali che offrono risposte diverse riguardo alla traspirabilità, alla igroscopicità, alla emissione di voc, e devono essere valutati attentamente, perché la qualità ha bisogno di tempo.

E’ necessario quindi non lasciarsi trascinare dal mito “ristrutturazione gratis” e valutare le agevolazioni fiscali come opportunità indubbiamente da cogliere, ma sempre facendo attenzione a bilanciare le scelte tra efficienza dei fabbricati e benessere delle persone.


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Giulia Bertolucci architetto


Giulia Bertolucci
architetto,
molto attiva in ambito associativo e nel proprio ordine professionale, da sempre interessata alla bioarchitettura si occupa di biocompatibilità e sostenibilità ambientale degli interventi edilizi, risparmio energetico e qualità dei materiali dell'architettura.

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