Nella scelta di materiali edili si è portati a pensare che la principale e forse unica caratteristica da cercare sia la solidità e durabilità nel tempo. Oggi, nell’epoca del cambiamento climatico, è necessario fare un salto di qualità andando a selezionare materiali da costruzione anche in base al loro impatto globale sull’ambiente e la salute delle persone. In questo articolo vi mostro l’approccio più corretto che applichiamo per scegliere materiali edili con la minor impronta ecologica.
Tutti ormai sappiamo che la temperatura media globale è in aumento e sta avvenendo un mutamento dei modelli meteorologici. Le evidenze scientifiche mostrano che il riscaldamento globale in atto da decenni, è dovuto principalmente all’aumento delle concentrazioni di gas serra causate prevalentemente dalle attività umane.
I comportamenti quotidiani allora sono importanti.
Ad esempio ogni Italiano emette 6,3 tonnellate di CO2 all’anno considerando le emissioni dovute alla mobilità, all’alimentazione, all’energia elettrica consumata, al riscaldamento e a tutti gli altri consumi come abbigliamento, arredi, attività nel tempo libero, vacanze.
Cosa abbiamo a disposizione per compensare tutte queste emissioni di CO2?
Potremmo fare affidamento alla capacità di assorbimento delle foreste?
Sì potremmo, ma 1kmq di foresta assorbe 6 tonnellate di anidride carbonica e per assorbire tutta la CO2 Italiana ci vorrebbero 60.000.000 di Kmq di boschi, però sul nostro territorio ne abbiamo solamente 120.000 kmq. Significa che per assorbire tutta la CO2 che produciamo servirebbero 500 volte i boschi italiani.
Allora è palese che si debbano ridurre drasticamente le emissioni CO2 ed è anche necessario prevedere un adattamento al cambiamento climatico già in atto. Per questo la comunità internazionale, nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite, si è prefissata di limitare l’aumento della temperatura media globale a massimo 2°C, meglio se 1,5°C.
Credo sia evidente che il cambiamento climatico determina una serie di fatti collegati tra loro, in cui siamo tutti coinvolti: gelate fuori stagione o siccità straordinarie che incidono sulla produzione agricola con perdita di interi raccolti, alluvioni che devastano intere comunità, ondate di calore che contribuiscono a peggiorare l’inquinamento atmosferico con conseguente aumento di patologie respiratorie, perdita di flora e fauna, riduzione della disponibilità di risorse preziose come acqua e suolo. Tutti fatti che hanno una ricaduta pesante non solo sull’ambiente ma anche a livello sociale ed economico.
Quali sono le indicazioni a livello internazionale per ridurre le emissioni CO2?
Il quadro 2030 per il clima e l'energia adottato dal Consiglio Europeo nel 2014 (rivisto nel 2018) comprende vari obiettivi per il periodo dal 2021 al 2030:
- la riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 (la precedente riduzione da raggiungere entro il 2020 era del 20%)
- una quota di almeno il 32% di energia rinnovabile
- un miglioramento almeno del 32,5% dell'efficienza energetica.
Noi questo ormai l’abbiamo capito e progettiamo mettendo al primo posto il risparmio energetico e conseguentemente riducendo le emissioni di gas serra. D’altronde abbiamo norme e regolamenti che sollecitano al risparmio energetico, e incentivi per applicare soluzioni a bassi consumi e ridotte emissioni in atmosfera. Abbiamo anche sistemi di certificazione che tengono in alta considerazione la riduzione della quantità di CO2 emessa da un edificio.
Grafico 1: (fonte: Climate summit – Architecture for emergency)
Cos’altro potremmo o dovremmo fare?
La CO2 emessa da un edificio viene misurata sul ciclo di vita dell’edificio stesso che è stimato in un periodo di oltre 50 anni. Facciamo allora una riflessione assieme: se oggi costruiamo un edificio, il 100 % della CO2 emessa sarà dovuta ai materiali edili e al processo costruttivo, dopo 50 anni l’impronta di carbonio vedrà ridursi l’incidenza dei materiali da costruzione e aumentare invece l’importanza delle emissioni dovute al funzionamento dell’edificio (riscaldamento, raffrescamento, illuminazione). Il problema è che non abbiamo 50 anni. Per raggiungere l’obiettivo di contenimento dell’innalzamento della temperatura terrestre entro 1,5 °C abbiamo tempo solo fino al 2030, cioè 10 anni. Quindi ricalibrando la valutazione ai soli primi 10 anni di vita di un edificio risulterà evidente che i materiali scelti incidono sull’impronta di carbonio dell’edificio in modo considerevole (almeno per ¾ del totale) rispetto al peso delle emissioni CO2 dovute alla gestione. (vedi grafico 1)
Se si riflette sul fatto che nel mondo occidentale la costruzione, ristrutturazione, gestione degli edifici corrisponde a circa la metà di tutte le nostre emissioni di CO2 , allora il lavoro di scelta accurata dei materiali edili in base anche all’energia in essi incorporata (cioè la CO2 emessa in fase di produzione) è indispensabile per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità globali.
Per questo si può dire con certezza che i materiali hanno un notevole potenziale di riscaldamento globale. E’ quindi fondamentale considerare la CO2 emessa dagli edifici in fase di uso, ma anche la CO2 incorporata nei materiali edili.
Come professionisti di Studio AxS siamo molto attenti a questo tema ed abbiamo svolto un nostro approfondimento proprio sulle emissioni di CO2 da parte dei materiali edili. Abbiamo individuato alcuni gruppi di prodotti da involucro per i quali abbiamo calcolato la quantità di CO2 equivalente in base alle caratteristiche del prodotto, all’unità di riferimento, agli EPD forniti dalle aziende produttrici. Si tratta di materiali strutturali e isolanti di tre tipi diversi.
I dati ottenuti sono riassunti nel grafico qui sotto.
Questo tipo di valutazioni assume sempre più rilevanza se si considera che la Commissione UE ha recentemente aperto un procedimento per innalzare l’obiettivo di riduzione delle emissioni inquinanti al 2030, portandolo dall’attuale 40% ad almeno il 50-55% (sempre riferiti ai livelli del 1990). Questa proposta sarebbe in linea con quanto previsto dalla Climate Law, cioè “legge sul clima” presentata a inizio marzo 2020 e che punta a conseguire l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050. Questa ulteriore riduzione si renderebbe necessaria dato che per contenere il riscaldamento globale entro la soglia critica di 1,5°C, entro il 2030 le emissioni dovrebbero essere ridotte del 7,6% all’anno. Un drastico cambio di passo se paragonato con quanto avviene attualmente: in Europa negli ultimi cinque anni le emissioni sono diminuite appena dello 0,25% annuo.
Conclusioni
Sappiamo che questo tipo di considerazioni non sono comuni, ma riteniamo che siano fondamentali per tutti i livelli della progettazione e realizzazione di edifici. A livello generale ci sono le informazioni e le conoscenze necessarie ed è opportuno che sia i professionisti, sia le imprese e gli investitori si attivino, perché se veramente vogliamo continuare a vivere su questo pianeta a condizioni tollerabili, allora dobbiamo necessariamente pensare di rispettarne i limiti individuando nuovi modelli di vita, pensando che ciò che facciamo ha un impatto per molti anni a venire, costruendo edifici e città con una visione più ampia che tenga in considerazione l’impatto globale sull’ambiente e sulla salute delle persone.
Sperando che questo articolo sia stato utile e interessante, ti chiedo di condividerlo per la sensibilizzazione del maggior numero di persone. Grazie
Giulia Bertolucci architetto
Giulia
Bertolucci architetto, molto attiva in ambito associativo e nel proprio ordine professionale, da sempre interessata alla bioarchitettura si occupa di biocompatibilità e sostenibilità ambientale degli interventi edilizi, risparmio energetico e qualità dei materiali dell'architettura. |
Se devi costruire o ristrutturare casa saremo felici di aiutarti
contattaci Richiedi una consulenza GRATUITA prenotati per la consulenza GRATUITA di 1 ora in studio |