giovedì 26 maggio 2016

I RISCHI NASCOSTI DEI PAVIMENTI


In 3 elementi chiave per una casa sana si è detto che i prodotti edilizi possono essere responsabili dell'inquinamento dell'aria interna e in base alle riflessioni e ai fattori da tenere in considerazione riportati in quel post le pavimentazioni costituiscono potenzialmente un rischio elevato per l'impatto sulla qualità dell'aria interna perché si tratta sempre di grandi superfici esposte, a contatto diretto con l'utente, sono soggette a condizioni d'usura e all'aggressione dei prodotti di pulizia.
Inoltre i procedimenti di posa, finitura e manutenzione di un pavimento richiedono l'utilizzo di prodotti ausiliari (spesso necessari per velocizzare la posa stessa) che associati possono aumentare il livello di rischio in modo più importante di quanto prevedibile con i test sui materiali singoli.


img credit: Lea Ceramiche

Analizzando un pacchetto di pavimentazione classico si può dire che è costituito almeno da tre strati:
  • massetto di sottofondo con relativi livellanti,
  • strato di adesione
  • trattamenti di finitura
Lo strato di adesione può essere a base cementizia con o senza additivi, oppure a base di adesivi fenolici, ureici o poliuretanici. Tutti e tre ad alto contenuto di formaldeide o di isocianati che risultano dannosi per l'uomo causando dalla semplice irritazione agli occhi e alle vie respiratorie, all'asma, al cancro.
Il problema principale di questi prodotti è che possono emettere VOC per lunghi periodi dopo la posa, e trasmigrando possono peggiorare le condizioni di inquinamento degli ambienti confinati (trasmigrazione più probabile nel parquet piuttosto che nel gres porcellanato)


img. credit: Kerakoll

I trattamenti di finitura (soprattutto in caso di pavimento in legno) possono essere trattamenti a base di cere e resine naturali, ma più spesso sono prodotti vernicianti, di particolare tenacia e durata, di tipo poliuretanico mono e bicomponenti oppure a base di resine in soluzione acquosa o solvente (es. epossidiche), che possono causare ipersensibilità e allergia fino a danni maggiori. I prodotti che garantiscono maggiore stabilità e durata sono quasi sempre quelli in cui il legante è costituito da resine poliuretaniche ottenute per reazione tra molecole di polialcoli e di isocianati disciolti in opportuni solventi. Questi solventi impiegati in forte percentuale nella miscela, in parte vengono rilasciati in fase di essiccazione e in parte rimangono a lungo nella resina per essere emessi per molto tempo dopo l'essiccazione superficiale della vernice. Stesso dicasi per le vernici a base di resine epossidiche ottenute da miscele, sempre disciolte in solventi, di cui le più comuni sono a base di xilolo o toluolo.
Come alternativa si dovrebbe preferire un trattamento superficiale con Olio o Cera vegetali basati sulla cottura artigianale di oli di lino, di agrumi, di aleurite, emulsionati in acqua e sali borici, preferendo poi i composti che hanno come diluente il balsamo d'agrumi e non sostanze come benzine leggere per evitare le sostanze isoalifatiche.

A livello normativo esiste un valore limite di COV ammesso nei prodotti e una classificazione (tossico, molto tossico, mutageno, cancerogeno) per le sostanze ritenute pericolose per l'uomo e anche per l'ambiente, ma la legislazione Italiana (D.Lgs 33/2008) è riferita solamente alla “limitazione dei composti organici volatili conseguenti all'uso di solventi in talune pitture e vernici”.
Esiste poi una più recente decisione della Comunità Europea (2009/544/CE) che stabilisce i criteri ecologici per assegnazione di un marchio comunitario di qualità ecologica ai prodotti vernicianti per interni che riduce ulteriormente i limiti ammessi.

E' molto difficile orientarsi, sia per scarsità di informazioni che per mancanza di obbligo normativo, per il produttore, di testare i prodotti (ai fini delle emissioni di COV) e dichiararne la composizione. 
Diciamo che un modo per riuscire a districarsi potrebbe essere ricercare la marcatura “ecologica”.

C'è da dire però che:
  • non esiste un'etichettatura unificata e armonizzata a livello internazionale
  • le etichette, dalle più longeve (Blaue Engel 1977, Ecolabel 1992) alle più recenti (NaturePlus 2001), sono di tipo volontario.

img. credit: Lea Ceramiche

Conclusione
L'evoluzione del settore edilizio ha favorito l'introduzione negli edifici di sostanze tossiche con effetti rilevanti sulla salute delle persone. Effetti più o meno gravi in base al tipo di sostanza, alla suscettibilità personale e in base alla dose respirata. 

Purtroppo è estremamente raro trovare prodotti che non rilascino almeno tracce di VOC in qualsiasi forma. Esistono però alcuni accorgimenti applicabili per ridurre l'esposizione ai composti organici volatili, da cui possono derivare sintomi di malessere, e per migliorare la qualità dell'aria interna
(vedi le conclusioni di questo post)

Le pavimentazioni continue tanto ricercate di recente potrebbero contribuire alla soluzione del problema, dato che non prevedono lo strato di adesione, ma anche in questo caso su tutti i prodotti che si trovano in commercio sono da preferire le superfici in terra cruda o in calce (anche a bassissimo spessore) rifinite a cera. Diciamo che la finitura a cera è comunque consigliabile anche in caso di scelta di pavimentazioni in cemento. Basta ricordare che la resistenza all'usura di una superficie trattata a cera è certamente inferiore a quella di una pavimentazione rifinita con la resina. Il risultato però è decisamente molto bello.

Giulia Bertolucci architetto

IMG.CREDITS: Preme precisare che Lea Ceramiche e Kerakoll sono due ditte che producono materiale per l'edilizia ed hanno: la prima la marcatura Ecolabel per alcune linee di pavimenti, la seconda la certificazione di prodotti a basso contenuto di VOC con la marcatura EC1.



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