La qualità dell'aria interna è un tema rilevante sia sotto il profilo della salute che economico poiché da un 30 a un 50% degli edifici può essere considerato “malsano”. Questo in estrema sintesi quanto emerge da uno studio statunitense sugli edifici non industriali. Gli edifici definiti “sani” perchè non presentano rilevabili problemi rispetto alla salute degli occupanti, sarebbero dal 50 al 70% del totale.
Si parla di
Sick Building Syndrome (SBS) quando i sintomi sono aspecifici e individuali ed insorgono per condizioni indoor di causa ignota (ad esempio nausea, difficoltà respiratorie, lacrimazione, gola secca, mal di testa, tosse, difficoltà di concentrazione)
Building Related Illness (BRI) quando i sintomi sono specifici, permanenti sia indoor che outdoor, comuni a più persone che frequentano lo stesso posto, con causa nota e rilevabile
Oggi l'atteggiamento generale è diversificato anche tra i professionisti del settore.
Da un lato un completo disinteresse; dall'altro coloro, fin troppo integralisti, che tendono a scartare a priori alcuni materiali a favore di soluzioni definite “naturali”. Posizione sicuramente più virtuosa, ma partire da una presunzione di innocuità semplicemente sulla base dell’origine, naturale o sintetica, è comunque sbagliato.
Come orientarsi?
Riconosciuto che i prodotti edilizi possono essere responsabili dell'inquinamento dell'aria interna si devono tenere in considerazione i seguenti fattori importanti:
Come orientarsi?
Riconosciuto che i prodotti edilizi possono essere responsabili dell'inquinamento dell'aria interna si devono tenere in considerazione i seguenti fattori importanti:
- la quantità di prodotto esposto e a diretto contatto con la persona, ad esempio le pavimentazioni, le superfici in cemento o altro materiale a vista e in grado di emettere composti organici volatili (VOC)
- il volume della stanza in cui i prodotti sono utilizzati
- i parametri microclimatici, cioè temperatura e umidità interna, ventilazione se presente o meno e di che tipo
- ventilazione insufficiente
- contaminazione chimica da fonti interne e/o esterne
- contaminazione biologica
E
infine si deve ricordare che i prodotti edilizi
possono peggiorare le condizioni abitative essenzialmente con tre
modalità:
- rilascio diretto di sostanze inquinanti;
- adsorbimento e rilascio successivo di sostanze provenienti da altre attività o luoghi;
- favorendo lo sviluppo e la crescita di microrganismi
I problemi sono stati generalmente attribuiti alla costituzione chimica dei prodotti singoli (gli stessi test pongono l'attenzione sul materiale in sé) ma il problema spesso risiede nel come questi vengono utilizzati, a quali condizioni ambientali vengono sottoposti, alle modalità di posa e di manutenzione, all'interazione con altri materiali ecc, tutti fattori in grado di influire sulla nocività stessa di un prodotto.
Rimane poi la questione poco esplorata delle miscele di sostanze irritanti relativa alla possibilità che diversi irritanti a livelli inferiori alla soglia limite possano comunque portare a “livelli di disturbo” quando miscelati.
Ho parlato di VOC, acronimo per Volatile Organic Compound, in Italiano COV, cioè Composti Organici Volatili.
Rimane poi la questione poco esplorata delle miscele di sostanze irritanti relativa alla possibilità che diversi irritanti a livelli inferiori alla soglia limite possano comunque portare a “livelli di disturbo” quando miscelati.
Ho parlato di VOC, acronimo per Volatile Organic Compound, in Italiano COV, cioè Composti Organici Volatili.
Il termine “volatile” indica la capacità delle sostanze chimiche di evaporare facilmente a temperatura ambiente. I composti che rientrano in questa categoria sono più di 300, la maggior parte sono derivati petroliferi e sono contenuti in colle, vernici, pitture, solventi, ma ci sono anche prodotti naturali biologici che possono emettere composti organici volatili, certamente non cancerogeni e meno minacciosi di quelli derivati del petrolio, ma che comunque possono arrecare disturbi alle persone. Sto parlando dei terpeni, cioè quei componenti di resine naturali e di oli essenziali che conferiscono ad ogni pianta un caratteristico odore (es. mentolo, limonene, canfora ecc. che possono provocare mal di testa in soggetti particolarmente sensibili).
Qui sotto, senza pretesa di esaustività, ho composto una tabella sintetica di alcuni composti organici volatili.
Qui sotto, senza pretesa di esaustività, ho composto una tabella sintetica di alcuni composti organici volatili.
La ricerca scientifica impegnata sul tema dell'inquinamento interno non offre un quadro completo di suggerimenti utili e applicabili. Anche la normativa, per quanto mi è dato di sapere, è concentrata sulle emissioni solo di vernici e solventi.
Ciò che si può dire con certezza è che ad eccezione dei materiali completamente inorganici (minerali o metalli) è estremamente raro trovare prodotti che non rilascino almeno tracce di VOC in qualsiasi forma. I materiali organici quindi, sia le sostanze sintetiche sia quelle naturali, non potranno mai essere prive di emissioni.
Come ridurre l'esposizione ai VOC?
Esistono delle strategie applicabili e ritengo di poter sintetizzare le modalità di azione in tre punti cardine
- ridurre il numero di prodotti contenenti VOC, e cioè utilizzare sempre e primariamente materiali con basso contenuto, testato e dichiarato, di composti organici volatili
- ventilare adeguatamente gli ambienti, ovviamente però facendo sempre estrema attenzione alla necessaria riduzione delle dispersioni ai fini del rispetto delle norme sul risparmio energetico
- mantenere l'umidità ambiente tra il 40 e il 60%
In un prossimo post parleremo di una potenziale fonte significativa di inquinamento indoor: i pavimenti.
Giulia Bertolucci architetto
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