giovedì 20 aprile 2017

RIFIUTI IN EDILIZIA: UN METODO GENIALE

I problemi ambientali e i rifiuti in costante aumento hanno portato la ricerca ad investigare sul tema del riciclo anche nell'architettura. Da diversi anni si trovano prodotti creati grazie al recupero e trasformazione di materiali che hanno già svolto una prima funzione, ai quali viene assegnata una nuova vita.

L'idea di trasformare un potenziale rifiuto in un materiale da costruzione la ebbe più di 50 anni fa il titolare della Heineken che, nel 1963, con l'aiuto dell'architetto olandese Habraken , sperimentò una nuova bottiglia WOBO (world bottle) che una volta esaurito il contenuto, grazie alla sua forma scatolare poteva essere impilata a formare pareti strutturali di vetro. Ecodesign geniale che progettualmente prevedeva fin dalla produzione un reimpiego del prodotto, senza ulteriori trasformazioni e senza ulteriori costi energetici e ambientali, affinché potesse diventare materiale di base per la costruzione di case soprattutto per i meno fortunati.

WOBO bottiglia Heineken
Img credits: Case study di Alison Andrews 

Se ci pensi anticamente i materiali edili si riutilizzavano: le pietre degli antichi siti romani sono spesso state reimpiegate nella realizzazione di palazzi, i mattoni di un vecchio edificio ripuliti sono magari stati usati per costruirne uno nuovo oppure triturati per fare un pavimento o un intonaco.
Questa consuetudine si è poi persa a favore della peggiore usanza di conferire gli scarti in discarica, senza nessuna selezione.

Qual'è la situazione nel comparto edile?

Attualmente tra 15 e il 40% del contenuto delle discariche sono scarti da attività edilizia, ma il futuro non può guardare alla crescita a dismisura dei siti di stoccaggio rifiuti, l'indirizzo comune è quello di potenziare le filiere del riciclo e del riuso.
La gestione rifiuti nel comparto edile è ambito rilevante ma ancora piuttosto trascurato nei progetti e anche nelle realizzazioni.
L'obiettivo della Comunità Europea sarebbe di recuperare almeno il 70% dei rifiuti inerti entro il 2020, ma in Italia il settore del riciclaggio risulta ancora fortemente arretrato
rispetto ad altre realtà europee dove si riesce ad arrivare ad un riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione quasi totale:
Olanda 90% ; Belgio 87% ; Danimarca 80% ; Regno unito UK 45%  … … ... ... Italia 10%.

rifiuti o risorsa

Scarto o risorsa?

Tra i rifiuti provenienti dall’attività di Costruzione e Demolizione solo il 10% risulta essere pericoloso, cioè contaminato da amianto, oli, solventi, vernici o altre sostanze nocive che ne compromettono la riciclabilità, mentre il restante 90% potrebbe essere sfruttato come risorsa nelle costruzioni e nell’industria, riducendo gli impatti ambientali e allo stesso tempo riattivando l’economia del settore, creando anche nuovi filoni di mercato.
Esiste un intero database proprio di materiali e prodotti di seconda vita: la materioteca dell'osservatorio Matrec.
Si possono trovare isolanti termici ottenuti dal riciclaggio della plastica o di fibre tessili destinate al macero, la ricerca ha sperimentato mattoni realizzati con una mistura contente carta riciclata, è in crescita l'interesse per le case fatte di balle di paglia. Insomma il mercato sta aumentando l'offerta e la scelta con prodotti edili naturali che possono essere reimmessi in ambiente senza inquinamento, e con prodotti di seconda vita che sono già virtuosi proprio perché provenienti da altri cicli di uso.

La cosa migliore sarebbe prevedere già in fase di progettazione e realizzazione un secondo uso per ogni prodotto. Trovare il modo di riusare uno scarto è virtuoso, ma rimane comunque una pratica che tenta di riparare a fine ciclo vita, mentre progettare un oggetto o un prodotto affinché non diventi scarto, ma con una seconda funzione già programmata, è il salto di qualità da fare.




Upcycling è un termine abbastanza diffuso oggi e significa riutilizzare oggetti o materiali di scarto creando nuovi prodotti della stessa qualità, se non addirittura migliori dell'originale.

E' vero che in un ecosistema naturale non esiste materia che non venga riutilizzata. In tempi più o meno lunghi tutte le sostanze subiscono modificazioni, si alterano e si trasformano, e in un ciclo naturale niente rimane inutilizzato.
Ma le attività antropiche e produttive hanno alterato questo equilibrio creando prodotti sintetici difficilmente degradabili.
Inoltre aumenta progressivamente la complessità dei rifiuti edilizi, per la crescente varietà dei materiali utilizzati (spesso preassemblati o compositi) che ne rende più difficile la possibilità di reimpiego, anche se nonostante questo molti li preferiscono perché rendono più veloce il processo di costruzione.


Cosa fare?

Sicuramente applicare con metodo il sistema di demolizione selettiva finalizzata al recupero di materiali e componenti, con conseguente riduzione della quantità non recuperabile da inviare a discarica, ma ancora meglio è prevenire:

1_usare prodotti pensati alla maniera di Heineken, cioè mattoni, piastrelle, pannelli ecc che prevedano la riduzione dei rifiuti alla fonte

2_preferire materiali di seconda vita

3_utilizzare sistemi costruttivi a secco che permettono il disassemblaggio della costruzione con possibilità di separazione e recupero dei componenti

4_scegliere materiali e prodotti edili naturali che possono essere reimmessi in ambiente senza inquinamento



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Giulia Bertolucci  architetto



Avevo affrontato l'argomento anche qui: La natura non si ricicla 




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