giovedì 2 novembre 2017

LA CASA DEL FUTURO DAI CARTONI ANIMATI

In occasione della manifestazione Lucca Comics & Games 2017 voglio parlare di come le visioni futuristiche degli anni '60 e '70 hanno influenzato i disegnatori e gli architetti.
Iniziamo questo breve viaggio fotografico tra le case del futuro tra realtà e finzione.
Come ci si aspettava di vivere nel futuro (il nostro contemporaneo) quando negli anni '60 i disegnatori crearono i Jetson? La serie nata nel 1962 e andata in onda fino a fine anni '80 che in Italia si chiamava I Pronipoti. Come si pensava sarebbero state le case del futuro?

case futuro dei Jetson

In quel cartone animato le case del futuro erano sospese nello spazio, disegnate come delle astronavi dove tutto era avvolgente e automatizzato. Ovviamente qualcuno cercò di portare questa visione nella realtà, come Suuronen, architetto Finlandese che alla fine degli anni '60 progettò e realizzò la Futuro House in forma di bolla. Una navetta aliena atterrata in mezzo ad altri edifici.
La casa del Futuro, in linea con le innovazioni del momento, era fatta in resina ed era costituita da elementi prefabbricati che venivano assemblati per ottenere la costruzione completa.

Casa Futuro a Los Angeles e ad Idyllwild 

Questa casa-astronave era nata per essere usata come rifugio in siti montani, quindi di dimensioni ridotte, facile da trasportare e collocare, completamente equipaggiata. Infatti le “Case Futuro”, di forma sferica schiacciata e diametro di appena 8 metri, venivano consegnate interamente assemblate sia per quello che riguarda la struttura che per le dotazioni e gli arredi.

Nonostante rispondesse perfettamente ai criteri per cui era stata progettata, questo tipo di casa, a dispetto del nome, non ebbe un gran futuro, seppure ce ne siano un po' in ogni continente.

QUI trovi la mappa.

Di nascita poco successiva ai Jetson sono i Barbapapà (1971) con la loro casa composta da celle sferiche. Nell'architettura realizzata, questa forma si ritrova nelle opere dell'architetto Ungherese Antti Lovag, che proprio negli stessi anni si avvicina all'architettura organica e inizia a sperimentare abitazioni in armonia con la morfologia umana. Dalla fine degli anni '70 all'inizio degli anni '90 costruisce diverse residenze “a bolle”, tra cui la Maison Gaudet classificata patrimonio storico da parte del ministero della Cultura Francese, che si trova nel parco naturale delle prealpi della costa azzurra, vicino a Nizza, e il “palazzo di bolle” divenuto poi di proprietà dello stilista Pierre Cardin che lo espanderà ulteriormente, che si trova sulla costa a una decina di chilometri da Cannes.

Casa dei Barbapapa e Maison Gaudet

Ancora oggi però ci sono architetti che nel pensare la casa del futuro si possono considerare ispirati dalle case dei Barbapapà. E' il caso dello spagnolo Moises Alvarez Yela che ha pensato a una casa di forma libera che può essere anche autocostruita. Si chiama Forma Libre proprio perché ognuno può scegliere di sviluppare la casa come desidera grazie alla struttura composta di barre di ferro poi rivestita di tela grezza e gettata in calcestruzzo. Pare che la proposta accolga il favore del pubblico. Forse perché risulta economica e di veloce realizzazione, seppure con fattezze discutibili.

Il clima degli anni '60 e '70 in cui sono nati certi fumetti e animazioni e in cui si sono formati alcuni architetti ha certamente influenzato sia il mondo immaginario che quello reale.
Oggi, al contrario, accade che le ambientazioni dei cartoni animati siano ispirate alle visioni di architetti del passato. E' questo il caso di Futurama, nato nel 1999 e rimasto in onda fino al 2013, dove l'immagine della città futura (possibile) è riconducibile ai disegni visionari di Antonio Sant'Elia.

Futurama e Antonio Sant'elia

Conclusioni

Ancora oggi molti architetti cercano di concretizzare degli edifici visionari, ma la vera innovazione del futuro probabilmente non è da ricercare nella forma bensì nella sostanza.

L'automazione, il basso impatto ambientale, i ridotti consumi sono gli obiettivi della casa del futuro. Ecco perché la casa contemporanea assomiglia più alla casa di Doraemon il gatto robot azzurro. In quel fumetto manga diventato poi anche un cartone animato la casa è un edificio leggero, con un giardino annesso, struttura in legno e divisori interni scorrevoli in carta. Il tutto arredato con semplicità e linearità.

Casa di Nobita e Doraemon

In sostanza la casa contemporanea guarda sempre più alle tecniche costruttive tradizionali, innovate dalle opportunità offerte dalle tecnologie in continua evoluzione. Materiali semplici, spesso naturali, affiancati dall'automazione delle funzioni. 
E la casa del futuro prossimo non sarà così diversa dalle case di oggi.


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Giulia Bertolucci


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