Questa caratteristica ci basta per credere che la risorsa idrica sia praticamente illimitata?
A ben guardare la maggior parte (circa 97%) è acqua salata, un 2,5% circa è costituito dalle acque superficiali, dalle falde in profondità e dai ghiacciai, mentre la porzione disponibile a cui tutti attingiamo per il consumo è soltanto lo 0,1%.
Ma allora come riusciamo a vivere disponendo solo di questa piccolissima percentuale?
Grazie al ciclo idrologico naturale di evaporazione e condensazione, che permette a una quantità finita di acqua di muoversi in un ciclo infinito e di essere utilizzata più volte. La quantità di acqua che si muove all'interno di questo ciclo e la effettiva riutilizzabilità della stessa dipende però dal comportamento umano, cioè da come restituiamo la risorsa all'ambiente.
Generalmente ci si rende conto della sua limitatezza specialmente nei periodi estivi, quando è più evidente che il forte sfruttamento della risorsa pura da parte dell'industria e dell'agricoltura determinano, in alcune zone, scarsità di acqua, ponendo attenzione alla crescente conflittualità d'uso tra i fabbisogni umani e quelli produttivi, e alla necessità di conservazione dei minimi vitali dei corpi idrici.
Infografica riassuntiva, fonte Stockholm International Water Institute (SIWI)
I nostri consumi
Per quanto riguarda gli utilizzi domestici la quantità (media globale) stimata procapite, cioè per abitante equivalente, è pari a 250 litri al giorno:
- 40% per il bagno
- 20% altri usi sanitari
- 10% lavaggio stoviglie
- 6% usi in cucina
- 6% lavaggio auto, giardinaggio e altro
- 12% per il bucato
- solo 1% reale consumo potabile.
Se confrontiamo i consumi domestici con l'effettivo utilizzo di acqua dolce potabile anche in altri settori scopriamo che la parte domestica rispetto al totale incide solo per poco meno del 10%, mentre l'industria richiede consumi dal 20 al 25% del totale e l'agricoltura utilizza il 70% della risorsa potabile. A questo poi si devono aggiungere gli sprechi, cioè le perdite da rubinetti e impianti, nonché le perdite dalle condotte di distribuzione sul territorio che arrivano quasi al 50%.
Inoltre le previsioni di crescita demografica e produttiva globale ci dicono che avremo come conseguenza un aumento dei consumi complessivi pari al 18% nei paesi industrializzati e del 50% per i paesi in via di sviluppo. Questo potrà portare quasi la metà della popolazione mondiale ad avere problemi di scarsità di acqua.
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Prospettiva di disponibilità dell'acqua potabile
Abbiamo visto che a livello globale la quantità di acqua dolce disponibile è ridotta rispetto al totale delle acque sul pianeta, e che da sempre non abbiamo fatto attenzione al controllo dei consumi, aumentando sempre più la domanda in ogni settore.
Mettendo in relazione i dati sui consumi in continua crescita e i dati di qualità della risorsa che viene restituita in ambiente, possiamo avere una previsione riguardo alla disponibilità di acqua potabile cui andiamo incontro. La prospettiva peggiore che viene paventata vede il 2050 come il momento in cui arriveremo all'esaurimento dell'acqua dolce potabile disponibile.
Per questo si deve cercare di ridurre i consumi di acqua potabile attraverso:
- la eliminazione delle perdite,
- l'ottimizzazione impiantistica,
- la depurazione con riutilizzo delle acque depurate laddove non c'è necessità di acque potabili.
Per non parlare poi dell'“acqua invisibile”, cioè l'acqua che viene consumata in relazione ai prodotti che vengono acquistati, dalla cui analisi si comprende come ogni comportamento incide sulla disponibilità di risorsa; l'acqua consumata per produrre i beni, che non vediamo, e della cui quantità non ci rendiamo conto; quella il cui consumo rende critica la disponibilità di acqua in molte zone del pianeta.
Facendo sempre riferimento al consumo giornaliero di acqua invisibile per abitante equivalente possiamo confrontare i seguenti dati:
- uso domestico 140 litri,
- uso nei prodotti industriali poco meno di 200 litri,
- uso per la produzione alimentare oltre 3000 litri.
Allora per la tutela della risorsa idrica non è solo l'utilizzo diretto che ci deve interessare, ma anche l'uso indiretto. Questa è una consapevolezza che deve guidare il comportamento quotidiano e spingere ognuno di noi ad un consumo critico.
Rodolfo Collodi architetto
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