Ci sono edifici molto noti, vere e proprie icone dell'architettura, celebrati e documentati sulle riviste, nei libri, portate ad esempio nelle lezioni dei professori. Oltre il sensazionalismo esistono però anche altri edifici che, seppure siano ritenuti minori, in realtà sono molto rappresentativi.
Uno di questi è sicuramente la Cappella della Riconciliazione di Berlino realizzata in terra battuta. Cosa ci racconta?
Questo edificio ci racconta di una comunità, della sua volontà di ricostruire e ricordare, del desiderio di farlo seguendo principi ecologici.
La storia inizia nel 1949, anno della divisione della Germania in Repubblica Democratica Tedesca (Est) e Repubblica Federale Tedesca (Ovest) al termine della seconda guerra mondiale. La separazione a Berlino venne formalizzata nel 1961 con la costruzione del Muro e la creazione di quella fascia tristemente nota come “striscia della morte”. Terra di nessuno in cui venne ricompresa anche la Chiesa della Conciliazione. Grande edificio in mattoni in stile neogotico che era stato costruito alla fine dell'800. La comunità da quel momento non poté più accedere alla chiesa, né dall'est né dall'ovest, ed essa cadde in rovina. Nel 1985 il colpo di grazia, la Germania Est decise di demolire l'edificio per liberare l'orizzonte e avere una visuale migliore. Le macerie non vennero nemmeno rimosse.
Dopo la caduta del Muro nel 1989 e la formalizzazione della riunificazione tedesca l'area è ritornata accessibile e così nel 1995 il lotto dove sorgeva la chiesa venne restituito alla comunità a patto che mantenesse la destinazione d'uso. Molte le implicazioni pratiche, etiche e simboliche: la riunificazione e riqualificazione dell'area, la ricostruzione in un luogo denso di memoria e di significato assolutamente da non cancellare, il mantenimento della funzione religiosa, il rispetto di principi ecologici. Valutati alcuni progetti fu scelto quello di Sassenroth/Reitermann. Ma prima di costruirlo alcune modifiche furono necessarie.
La forma: due involucri ovali irregolari (uno ruotato secondo il vecchio edificio, l'altro con l'orientamento est-ovest tipico delle chiese), in mezzo ad un ampio spazio verde.
Il significato: il nuovo costruito posto in corrispondenza dell'altare e coro della vecchia chiesa.
I materiali: cemento armato per il nucleo interno e vetro per l'involucro esterno.
Sui primi due elementi ci fu accordo, ma le caratteristiche dei materiali non furono ben viste. Per i Berlinesi Cemento uguale Muro.
Quali potevano essere allora i materiali che meglio garantivano il mantenimento della forma e della semplicità della costruzione, oltre che essere più sostenibili sia in termini ecologici che economici? La terra battuta e il legno.
Il risultato?
Un edifico contemporaneo con un nucleo interno in terra battuta, realizzato sotto la guida di Martin Rauch, e un involucro esterno in listelli di legno, che crea uno spazio intermedio con una luce graduata che prepara al raccoglimento della preghiera. Il sistema di realizzazione utilizzato è molto simile a quello del cemento ma decisamente meno energivoro, con casseforme in cui viene gettata l'argilla umida appositamente selezionata, mista a fibre di lino, poi costipata per strati successivi ottenendo anche l'effetto decorativo rigato delle pareti. Nella miscela terrosa sono state aggiunte anche le macerie triturate della chiesa originaria aumentando il valore simbolico, estetico ed ecologico della costruzione.
La Cappella della Riconciliazione è uno dei più grandi edifici pubblici costruiti in terra battuta portante. Il cantiere è stato oggetto di sperimentazione dato che all'epoca (1999 – 2001) in Germania mancava una norma specifica che permettesse l'autorizzazione di tale tipo di costruzione – in Italia manca tutt'ora. Certo le complicazioni non sono mancate. Durante i lavori si dovette far fronte a problemi statici inserendo dei rinforzi in acciaio (poi annegati nella parete di argilla) che garantissero la tenuta soprattutto in prossimità delle aperture e al coronamento della cella interna.
Conclusioni
L'utilizzo di argilla naturale, materiale poco energivoro, rinnovabile e riutilizzabile perchè lavorato senza aggiunta di prodotti di sintesi agglomeranti ed essiccanti; la rinuncia a qualsiasi tipo di impianto di riscaldamento; il coinvolgimento di maestranze volontarie da tutta Europa in affiancamento a quelle professionali, testimonia la forza della scelta e la coscienza sociale ed ambientale della committenza.
Nel complesso quest'architettura considerata minore ci dimostra come si possa sempre fare meglio, e come la povertà di un materiale come la terra battuta possa costituire una ricchezza.
Da poco più di un secolo si costruisce con il cemento, considerandolo erroneamente un materiale migliore e più durevole di altri. Di fatto è un materiale rigido che ha sempre bisogno di maggiore ferro per poter resistere alle prove di forza imposte dagli eventi naturali e dalla normativa. Un materiale freddo prodotto con un notevole dispendio di energia. La terra invece è la materia che fin dalle origini si è prestata a vari usi, anche costruttivi, grazie alle caratteristiche di plasticità. Chi non ha mai messo una mano nel fango per gioco?
Purtroppo in Italia non è oggi possibile costruire in terra battuta portante, ma certo si possono realizzare tamponamenti e intonaci che permettono comunque di beneficiare delle notevoli proprietà igroscopiche dell'argilla cruda. Essa favorisce infatti la stabilizzazione della temperatura e il controllo dell'umidità all'interno degli ambienti che per questo risultano naturalmente più confortevoli con conseguente minor necessità di impianti. Per non parlare del bellissimo aspetto delle superfici in argilla cruda che risultano naturalmente accoglienti.
Giulia Bertolucci architetto
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