Il comfort abitativo è dato dalla possibilità di ognuno di mantenere uno stato di benessere. Questo “star bene” è condizionato sia da fattori misurabili che da sensazioni individuali.
Il nostro corpo è in costante adattamento per mantenere un equilibrio, attraverso autoregolazioni che possono portare anche a sensazioni spiacevoli e a manifestazioni di disagio, ad esempio la copiosa sudorazione per il troppo caldo o i brividi di freddo. Lo stato di momentaneo malessere è l'indicazione della “fatica” che il corpo sta facendo per mantenere l’equilibrio.
Un edificio, o una stanza, non può essere pensato come un contenitore neutro perché materiali, forme, luce, colori, suoni sono qualità con le quali ognuno interagisce.
Lo star bene in un luogo allora dipende:
- da condizioni ambientali oggettive e misurabili come temperatura dell'aria e delle superfici, umidità, presenza/assenza di rumori, qualità dell'illuminazione, qualità dell'aria intesa in termini di purezza e assenza di sostanze tossiche per l'uomo, campi elettromagnetici
- da altre variabili personali del tutto soggettive come abbigliamento e attività che si sta svolgendo, condizioni di salute, età.
Luce naturale o artificiale?
Per quello che riguarda la luce naturale dico subito che le norme, prese generalmente a riferimento per stabilire le dimensioni minime delle finestre, sono assolutamente inadeguate a definire condizioni di benessere riguardo alla presenza di luce naturale, che di fatto incide sul ritmo metabolico delle persone ed è fondamentale per il benessere psicofisico.
Nello specifico la norma, risalente agli anni '70, dice che tutti i locali degli alloggi, tranne i vani scala, i ripostigli e simili, devono fruire di illuminazione naturale diretta adeguata alla destinazione d'uso e che l'ampiezza delle finestre deve essere proporzionata in modo da assicurare il valore del Fattore Medio di Luce Diurna (FMLD) minimo del 2%, mentre la superficie apribile deve essere maggiore ad 1/8 della superficie del pavimento. Questo disposto risale al 1975 ed è stato recepito solo in parte perché la regola del 1/8, che dovrebbe riguardare solo l'areazione di una stanza, in realtà viene comunemente applicata per dimensionare le finestre ed è accettata dai regolamenti edilizi.
Stai pensando che se comunemente il rapporto aeroilluminante di 1/8 è accettato come unico parametro, allora significa che è sufficiente a stabilire la corretta dimensione delle finestre?
Beh, non è così!
Il fattore medio di luce diurna consente di valutare una serie di elementi che influiscono sulla reale luminosità di una stanza: spessore del muro, dimensione dell'infisso, tipologia del vetro, posizione della finestra rispetto al filo della facciata, presenza di elementi di protezione solare fissi o mobili, presenza di ostruzioni (ad esempio alberi o altri edifici più alti), colori delle pareti della stanza. Tutti aspetti che con la regola del 1/8 non sono minimamente valutati.
Per ottimizzare la luce naturale non è sufficiente fare le finestre più grandi, anzi agire in questo modo può all'opposto creare altri disturbi quali l'abbagliamento, ma è necessaria una maggiore attenzione al perché si fanno determinate scelte.
Luce naturale e benefici
La propagazione della luce in un ambiente può essere descritta secondo regole di tipo geometrico-matematico, ma l'occhio umano non risponde in maniera passiva e costante agli stimoli luminosi, anzi ha un comportamento variabile in relazione all'intensità, al tipo (naturale o artificiale) e alla direzione di provenienza della luce.
Attraverso la vista, l'ambiente che ci circonda è tenuto costantemente sotto controllo alla ricerca di informazioni utili. Per svolgere un'attività sono necessarie delle condizioni luminose precise (per le quali ci sono normative specifiche), esistono però dei bisogni latenti legati alla natura biologica dell'uomo e quindi direi sempre presenti: sono le necessità biologiche, del tutto inconsce, che la luce naturale soddisfa. Queste sono ad esempio esigenze di orientamento spaziale e temporale, cioè di localizzazione percorsi, di riconoscimento gerarchie tra oggetti e sfondo, di sicurezza riguardo l'assenza di pericoli ecc.
Ma la luce naturale soddisfa anche altre necessità biologiche quali:
- la conferma dello scorrere del tempo. Le nostre funzioni vitali (sonno, veglia, appetito, temperatura corporea) sono sincronizzate con il ciclo solare. In pratica il nostro sistema biologico regola il proprio ritmo quotidianamente in base agli stimoli luminosi naturali che riceve
- il bisogno di mantenere il sistema percettivo costantemente in funzione grazie alle variazioni di stimolo nel tempo, cosa peraltro che ha anche un benefico effetto psicologico. La luce naturale è caratterizzata da intensità, durata, distribuzione, spettro e tempo, e varia queste sue cinque componenti a seconda della latitudine e longitudine. Come conseguenza diretta si attivano diversi meccanismi fisiologici dell'organismo. Inoltre è stato dimostrato che l’essere umano non ama la monotonia, ma ricerca costantemente il cambiamento anche negli ambienti interni. Quindi un clima artificiale mantenuto costante finisce con l’offrire meno benessere.
La sensazione di malessere determinata dalle variazioni repentine nel nostro ritmo circadiano dovuta a spostamenti veloci in luoghi molto distanti tra loro è nota come jet-lag, ma esistono sintomi meno repentini e manifesti che sono legati al fatto che trascorriamo la maggior parte del nostro tempo in ambienti confinati. E' allora fondamentale ottimizzare l'apporto di luce naturale sia per il risparmio energetico, sia perché tramite essa è possibile stimolare positivamente l'organismo influenzando il suo stato di benessere.
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Giulia Bertolucci architetto
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