domenica 26 ottobre 2014

QUALITA' DEL COSTRUITO E CERTIFICAZIONI

Da quaranta anni si susseguono studi e approfondimenti scientifici internazionali che mettono in luce la limitatezza delle risorse e soprattutto l'incapacità dell'ambiente di assorbire emissioni e rifiuti. Tutto questo sottolinea la necessità di ripensare il modello di crescita, creandone uno nuovo basato su una visione di equilibrio globale.
Di fatto però l'attenzione generale si è contentrata solo sulla riduzione delle emissioni inquinanti responsabili dei cambiamenti climatici, tant'è che le norme Europee, e a cascata quelle nazionali, focalizzano l'attenzione su obiettivi di risparmio energetico e riduzione di consumi ed emissioni, puntando ad edifici ad energia quasi zero.


La realtà è che dobbiamo tenere in considerazione il territorio, le risorse e l'impatto che gli interventi hanno sull'ambiente e le persone. Per questo ogni volta che ne ho l'occasione, durante corsi o seminari, ricordo a tutti che il problema non è solo l'esaurimento delle risorse, ma anche la degradazione dell'ambiente.

Sicuramente l'indirizzo generale del settore delle costruzioni si sta spostando, dalla sola valutazione energetica alla certificazione complessiva di qualità ambientale del fabbricato.
Non a caso si sono sviluppati sistemi, più o meno oggettivi, per la valutazione e certificazione di un edificio, non solo dal punto di vista energetico, ma anche rispetto agli impatti che esso produce sull'ambiente e sulla salute delle persone, in tutto il suo processo realizzativo e di uso.
Il più famoso è il protocollo LEED perchè, seppure nato in ambito statunitense, si è diffuso globalmente (grazie ad una ottima campagna di marketing) e per questo è il preferito dalle archistar; in ambito nazionale è molto presente il protocollo Casa Clima che recentemente si è dotato anche di una parte di valutazione ambientale (seppure il peso dei parametri energetici risulti ancora prevalente), infine esistono altri ottimi sistemi di certificazione della qualità energetica e ambientale del costruito a cura di associazioni specialisitche come INBAR e ANAB.  La cosa interessante però è il diffondersi di una maggiore consapevolezza ambientale delle Amministrazioni pubbliche che, una via l'altra, stanno adottando (almeno a livello regionale) il protocollo ITACA o sue varianti. Quest'ultimo nasce dall'Europeo SB-TOOL o SB-METHOD che, con un lavoro delle regioni italiane, è stato personalizzato e calibrato per essere applicato nel nostro ambito climatico.

Seppure esistano degli elementi caratteristici che distinguono i vari protocolli, in linea generale le valutazioni vengono effettuate in base a temi fondamentali che tengono conto:
  • della interazione di un immobile con il suo immediato intorno sia dal punto di vista climatico, che paesaggistico;
  • della qualità dei materiali utilizzati e della loro provenienza;
  • della gestione delle risorse;
  • della presenza o meno di sistemi per l'ottenimento del comfort

La Certificazione Ambientale è un protocollo che, attraverso la valutazione di requisiti e prestazioni fornisce una valutazione oggettiva globale riguardo agli impatti di un edificio sull'ambiente e sulle persone, dalla fase della costruzione fino a quella dello smaltimento degli scarti e dell'uso del fabbricato. In questa ottica è chiaro che gli aspetti energetici sono solo una parte, quindi si può dire che la certificazione energetica è contenuta nella certificazione ambientale.

La valutazione ambientale è generalmente espressa con un punteggio che corrisponde ad un livello di qualità raggiunto.  Come la certificazione energetica premia il raggiungimento di obiettivi con l'attribuzione di una classe, così la certificazione ambientale riconosce la qualità attraverso dei punteggi, permettendo poi l'apposizione di una targa all'edificio.  Questo è motivo di vanto per i pochi edifici ad oggi certificati che manifestano così la loro eccellenza sul territorio, che si riflette poi anche sul valore immobiliare.
Cosa ancora importante da dire è che i vari protocolli esistenti a livello nazionale e internazionale sono di tipo volontario. Per questo secondo me vanno visti non come un ennesimo obbligo, ma come una guida alla progettazione e realizzazione di interventi edilizi sostenibili. In molti casi poi, cosa assolutamente da non trascurare, possono dare accesso anche a incentivazione economica o volumetrica.

A questo punto mi sento di poter affermare che applicando i sistemi di certificazione ambientale il progettista mantiene la sua libertà espressiva, ottiene architetture con un notevole valore aggiunto e il cittadino/utente vede le sue esigenze soddisfatte perchè avrà maggiore garanzia di vivere in edifici sani ed efficienti.

Giulia Bertolucci


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