Le caratteristiche dell’immediato intorno di un’architettura alterano e influenzano in modo spesso rilevante e oggettivo (non solo percettivo) le condizioni di comfort in cui le persone poi vivrono. La presenza di una pavimentazione in pietra piuttosto che di ghiaia, asfalto o erba influiscono ad esempio sulla temperatura esterna ad un edificio con una variazione anche di 3 °C, così come la presenza di uno specchio d’acqua o di un bosco, la pendenza di un terreno e la sua esposizione al percorso solare. A questi si aggiungono le condizioni climatiche prevalenti.
Negli ambienti urbani quindi si possono amplificare gli effetti del cambiamento climatico, aggiungendo inoltre elementi di criticità come l’inquinamento atmosferico da cui dipendono la salute e la sicurezza delle persone.
La salute degli esseri umani è la migliore rispetto a qualsiasi altro periodo nella storia. L'aspettativa di vita è aumentata negli ultimi 60 anni e il tasso di mortalità infantile è diminuito notevolmente. Purtroppo però un crescente inquinamento sta determinando una perdita di questi guadagni in salute e qualità della vita; cioè se da un lato la vita media si allunga, dall’altro è sempre più frequente la comparsa di malattie o disturbi. A livello globale è ormai dimostrato che la salute dell'umanità è intrinsecamente legata alla salute dell'ambiente, per questo si può concludere che il continuo degrado di sistemi naturali può invertire i guadagni di salute conseguiti.
Le organizzazioni sanitarie forniscono indicazioni per favorire la salute attraverso l’uso della vegetazione in città, perché la prossimità di spazi verdi a livello cittadino produce molti benefici:
- maggiore opportunità di praticare attività fisica e ludico-ricreativa
- azione di sollievo dallo stress quotidiano
- generazione di benessere psicologico svolta dagli ambienti naturali
- promozione delle relazioni sociali
- termoregolazione e contrasto dell’isola di calore
- depurazione dell’aria (fissando gas e particolato aerodisperso)
- diminuzione dell’inquinamento acustico (seppur limitata)
Salute e adattamento ai cambiamenti climatici
A questo proposito sono utili alcuni esempi di interventi edilizi e urbanistici, interessanti sia per l’inserimento e uso del verde in ambito urbano, sia per la qualità ambientale, la sostenibilità e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Si tratta di:
BO 01 - Malmo - Svezia; quartiere ecologico, realizzato in un’ex area portuale, in cui sono applicate molte soluzioni tecniche per l’efficienza energetica e la sostenibilità edilizia, e dove è notevole l’uso e l’inserimento diffuso di spazi verdi pubblici all’interno dell’abitato.
Il quartiere è costituito da edifici accompagnati da zone vegetate distribuite, spesso associate a piccoli specchi d’acqua.
Questo, assieme alla ridotta viabilità carrabile e alla limitazione dell’accesso alle auto, rende migliore la qualità dell’aria e favorisce il godimento degli spazi all’aperto.
Rotterdam – Olanda; città portuale affacciata sull’oceano e molto attenta al tema dei cambiamenti climatici, ha messo a punto un suo modello di adattamento al cambiamento climatico,
pianificando e finanziando di una serie di misure.
La strategia è rafforzare le difese per fronteggiare le piene, le tempeste e l’innalzamento del livello del mare; incrementare la resilienza urbana attraverso una pianificazione integrata; cogliere le opportunità che il cambio climatico può portare, migliorando la qualità di vita e incrementando la biodiversità; e soprattutto adattare lo spazio urbano combinando tre funzioni – effetto spugna, difesa e protezione, controllo dei danni, con:
1) piazze d’acqua, cioè luoghi pubblici progettati per accogliere le persone ma anche per allagarsi e costituire casse di espansione o di accumulo delle acque meteoriche in caso di eventi temporaleschi estremi.
2) zone di infiltrazione e spazi verdi (corridoi blu-verdi), con sistemazione delle vie d’acqua e spazi di lagunaggio che facilitano i processi idrologici naturali di smaltimento delle acque superficiali, minimizzano gli allagamenti urbani e favoriscono la biodiversità. Il tutto con un complessivo miglioramento della vivibilità della città.
In questo modo sul territorio sono disseminate piccole e grandi aree che costituiscono bacini di raccolta e smaltimento delle acque che permettono di far fronte alle emergenze climatiche, ma che sono di fatto spazi pubblici vivibili di qualità.
La diffusione di aree verdi all’interno della città ha poi altre ricadute positive; ad esempio per attrarre più cittadini e investitori la presenza di vegetazione è un elemento chiave, un prerequisito essenziale per gli spazi di vita e di lavoro oltre che per il tempo libero. Essa porta benefici non solo percettivi, ma permette di mitigare l’effetto dell’isola di calore urbana. Azione ancora più importante se si pensa che tra le conseguenze del riscaldamento ci sono l’aumento dei problemi di salute, la riduzione del comfort, maggiori consumi energetici, minore produttività, riduzione della qualità dell’aria, minore biodiversità. Quindi per ridurre la vulnerabilità della città e dei suoi abitanti allo stress da caldo eccessivo risulta fondamentale creare un clima urbano piacevole, attraverso spazi all’aperto che siano luoghi freschi come parchi ombreggiati e spazi d’acqua.
In sostanza al centro della strategia di Rotterdam c’è la necessità e l’obiettivo di densificare gli spazi verdi, cioè incorporare sempre di più la vegetazione soprattutto nelle parti urbane più densamente costruite. La presenza di parchi realizzati per controllare l’effetto isola di calore si rivela poi utile per la creazione di un ambiente urbano più attrattivo, con una maggiore biodiversità, e con maggiori spazi per attività per il tempo libero e per attrarre il turismo. Con inevitabili ricadute positive anche sull’economia della città.
Faenza – Italia; comune che da oltre 20 anni promuove un’urbanistica diversa, innovativa per il contesto italiano, in cui alcuni punti chiave sono la densificazione, la dotazione di mix di funzioni, la densità arborea, gli orti in città, la ricerca di identità e la promozione dell’arte urbana come elemento identitario. Faenza è la prova che a parità di norme nazionali si possono fare scelte in favore di una maggiore qualità ecologica dei centri abitati a vantaggio della salute dei cittadini.
Le misure attuate per aumentare la vivibilità urbana sono: alta permeabilità dei suoli, ricco patrimonio arboreo privato e pubblico, laminazioni diffuse delle aree scoperte (cioè fare in modo che alcune aree siano destinate ad allagarsi in caso di eventi estremi, come avviene a Rotterdam per citare l’esempio precedente), tetti giardino e pareti verdi, mix tra orti e verde pubblico, alberature di strade e parcheggi (così anche le vie carrabili più periferiche diventano degli spazi urbani con piazze alberate, aspetto ancora più importante in caso di viabilità in aree di espansione o industriali in cui l’effetto isola di calore è estremizzato dalla totale presenza di asfalto), obbligo di realizzare tetti verdi e tetti giardino (ancora per controllare il fenomeno isola di calore), favorire la biodiversità in ambito urbano e la creazione di corridoi ecologici, divieto di tombinare fossi rurali (quindi rinaturalizzare i fossi affinché riescano a smaltire meglio le acque superficiali, al contrario delle canalizzazioni cementificate), infine incentivare l’agricoltura urbana.
Conclusioni
Per una realtà come la nostra che subisce notevolmente e sempre più spesso gli effetti delle bombe d’acqua questi sono esempi preziosi, sia per capire che le aree verdi non sono solo decorative e non debbono essere residuali, sia per individuare soluzioni applicabili e non assistere impotenti agli allagamenti diffusi e indifferenziati della città.
In estrema sintesi e senza entrare nel dettaglio riguardo alle specie arboree più indicate per i centri urbani affinché sia assicurato l’abbattimento delle polveri sottili, il controllo dell’isola di calore, la permeabilità dei suoli, la qualità dell’aria, quelli mostrati sono esempi di scelte importanti fatte dalle municipalità a testimonianza che molto si può fare localmente per assicurare qualità urbana, salute ai cittadini, capacità di adattamento ai sempre più frequenti eventi meteorici estremi.
A chi volesse muovere l’obiezione riguardo al fatto che più vegetazione in città significa maggiore necessità di manutenzione, e quindi maggiori spese pubbliche, rispondo che
- grazie ad esperti botanici e agronomi si possono ottenere risultati sorprendenti, anche con specie arboree rustiche a bassa manutenzione
- ricerche dimostrano che ogni investimento in verde urbano ritorna in minori costi sanitari
- se al verde urbano si associano pratiche di trasporto sostenibili, i benefici in termini di qualità della vita e di salute possono essere notevoli.
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Rodolfo Collodi architetto
Rodolfo
Collodi architetto Libero professionista, socio qualificato Istituto Nazionale di BioARchitettura, presidente della sezione INBAR di Lucca dal 2015. Docente in corsi e convegni INBAR e di altri numerosi enti nazionali, sui temi della gestione delle risorse, del risparmio energetico e della certificazione energetica. Nel corso degli anni ha prestato la sua opera all'interno di tavoli di lavoro provinciali e regionali per la modifica dei regolamenti edilizi ai fini dell'incentivazione dell'edilizia sostenibile. All'interno dello Studio associato di progettazione Architettura x Sostenibilità, si occupa di sostenibilità ambientale degli interventi edilizi, risparmio energetico e certificazione energetica, nonché di qualità dei materiali dell'architettura. Svolge attività di ricerca, in collaborazione con ditte e associazioni, per la costruzione di edifici in balle di paglia e case in terra cruda. Autore della ultima revisione del Sistema nazionale di Certificazione Energetico Ambientale, comunemente definito Marchio INBAR. |